Forte inflazione, reshoring, boom della domanda e successivo sgonfiamento della stessa, aumento dei costi dell’energia, carenza di materie prime: il 2022 è un anno caratterizzato da un contesto fortemente instabile, che ha avuto forti ripercussioni sull’intero settore siderurgico, rendendo complesso il lavoro di acciaierie, commercianti di rottame, centri servizio e distributori di acciaio. A questo tema siderweb – La community dell’acciaio ha dedicato il webinar “Siderurgia: parlano i fornitori” analizzando attualità e prospettive del comparto siderurgico dal punto di vista dei fornitori. All’appuntamento online, che si è svolto martedì 20 settembre, ha partecipato anche Michele Bendotti, amministratore unico di Forni Industriali Bendotti.
IL CONTESTO ATTUALE – «Il progressivo aumento dei costi dell’energia, iniziato già nel 2021, e la guerra in Ucraina hanno pesantemente colpito il settore siderurgico internazionale e italiano e di conseguenza anche i produttori di impianti. È sempre più difficile capire cosa sta succedendo così come è sempre più difficile fare pianificazioni di lungo periodo. Purtroppo, il conflitto russo-ucraino è un problema solo europeo e negli USA o nel Far East il tema dei rincari che dobbiamo sostenere non è percepito. Nota positiva è che l’onda lunghissima della Section 232 non si è ancora placata e grazie a questo negli USA stiamo concorrendo per degli impianti molto importanti», ha detto Michele Bendotti.
SCORTE E PIANIFICAZIONE – Nel 2021, in un clima di ottimismo, abbiamo assistito ad un aumento della domanda apparente in tutti i settori, non solo in siderurgia. «Anche noi dove possibile abbiamo fatto lo stesso, cercando di mantenere alte le scorte a magazzino e di pianificare con grande anticipo almeno l’80% degli acquisti, per lavorare poi di cesello per il restante 20% e riuscire portare a termine una commessa», ha dichiarato Michele Bendotti. «Ma si naviga a vista. È sempre più difficile fare pianificazioni che non siano di brevissimo respiro, cosa che è assolutamente in controtendenza rispetto al nostro modello di business. Progettiamo impianti che hanno un lead time molto lungo: dalla firma del contratto alla spedizione dell’impianto passano non meno di 8-10 mesi, che possono diventare 18 se consideriamo l’avviamento del forno. Anticipare di 18 mesi qualsiasi evento al giorno d’oggi è praticamente impossibile».
PROSPETTIVE PER IL FUTURO – Così come la corsa all’elettrificazione nel settore automotive, anche la necessità assoluta di ridurre la carbon footprint degli impianti siderurgici è un obiettivo prettamente europeo. «Purtroppo, non possiamo pensare da soli di cambiare in maniera significativa il Mondo. Nel nostro settore credo che l’eliminazione dei forni di riscaldo in favore della laminazione diretta e degli induttori non sia la soluzione definitiva: la laminazione diretta funziona bene per alcuni prodotti ma mal si adegua ad applicazioni come quelle degli acciai speciali o a prodotti di grandi spessori. Solo in Italia, negli ultimi 10 anni molti laminatoi come ORI Martin, Acciaierie di Verona, Duferco, ABS hanno scelto un forno di riscaldo tradizionale di tipo walking beam alimentato a gas. Questo per dire che prima di passare a modelli differenti di business credo sia fondamentale ottimizzare quello che già abbiamo, sfruttando al meglio risorse e tecnologie. Le formule ibride come le miscele di idrometano o il biogas possono essere una via e garantire buoni risultati, così come la possibilità di alimentare il forno di riscaldo direttamente dalla colata continua. Il forno che abbiamo realizzato per lo stabilimento Duferco di San Zeno (BS), ad esempio, è già predisposto per poter caricare a caldo, con una riduzione significativa dei consumi e delle emissioni».
FLESSIBILITÀ – In un contesto così instabile «non dimentichiamo che il forno di riscaldo è l’elemento flessibile tra l’acciaieria e il laminatoio, ovvero l’elemento che riesce a compensare eventuali downtime, dovuti ad esempio ai sempre più frequenti picchi dei costi di energia elettrica, ottimizzando la produzione in funzione della carica dell’acciaieria».